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Noto a Siracusa è la regina del Barocco in Sicilia le vie della città sono intervallate da 
scenografiche piazze ed imponenti scalinate che raccordano terrazze e 
dislivelli. 
La unitaria ricostruzione produsse un tessuto urbano 
coerente e ricco di episodi architettonici. 
Venne utilizzata la tenera 
pietra locale, di colore tra il dorato e il rosato, riccamente 
intagliata. La ricostruzione avvenne unitariamente sotto la guida del  
duca di Camastra, che rappresentava a Noto il viceré spagnolo.
A 
differenza di quanto accade di solito nelle costruzioni barocche delle 
province del Sud Italia, come soprattutto a Lecce e, in Sicilia, a 
Catania, gli architetti che lavorano a Noto non puntano tutto sui motivi
 ornamentali, i quali restano sempre ben controllati, senza squilibri 
rispetto alle architetture nelle quali sono inseriti. 
Inoltre, gli 
architetti attivi a Noto, Rosario Gagliardi, Vincenzo Sinatra e Paolo 
Labisi, si impegnarono anche nella realizzazione di architetture 
elaborate, con l'impiego di facciate concave (come nella chiesa del 
Carmine o in quella di San Carlo Borromeo al Corso), convesse (come la 
chiesa di San Domenico) o addirittura curvilinee, come nella torre 
campanaria del seminario. 
Il barocco di Noto pervade l'intera città: gli
 elementi barocchi non sono isolati all'interno di un contesto urbano 
caratterizzato da diversi stili, ma sono collegati tra di loro in modo 
da realizzare quella che è stata definita la "perfetta città barocca". 
A
 tal proposito Ugo Ojetti sostenne: «Noto ai primi del Settecento è una 
delle nostre città sorte d'un colpo, pel fatto sembra d'una volontà 
sola, immagine precisa del gusto d'un'epoca. A visitarla, palazzi, 
chiese, conventi, teatro pare un monumento unico, tutto costruito nello 
stesso tufo giallo, nello stesso barocco, come dice bene il Fichera, 
fiammeggiante, con una grandiosità senza pause e una regalità senza 
avarizia».
Dell'impegno degli architetti netini per la creazione 
di grandi scenografie, in un'ottica barocca pienamente consapevole e non
 provinciale, si accorse pure un maestro dell'immagine come Michelangelo
 Antonioni, il quale in una scena de L'Avventura, girata a Noto, fa dire
 al protagonista, interpretato da Gabriele Ferzetti, intento ad ammirare
 la città dalla terrazza del campanile della chiesa di San Carlo al 
Corso:«Ma guarda che fantasia, che movimento. 
Si preoccupavano degli effeti scenografici. Che libertà straordinaria!»

 
						 
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