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Dal   Libro dei Numeri, ho trovato il significato della "Croce avvolta da un serpente" rappresentata nello stemma della chiesa del SS. Crocifisso di Piazza Armerina Enna Sicilia. 
Questo
 libro scritto in ebraico, poi tradotto in latino, è chiamato dei Numeri
 perché si apre con un censimento, ovvero l'elenco delle famiglie 
appartenenti alle 12 tribù che formeranno il futuro Israele e 
rappresenta il IV libro della Bibbia cristiana e della Torah ebraica. 
Nei
 36 capitoli di cui è composto, descrive la storia degli Ebrei (viaggi, 
problemi, norme, battaglie con altre popolazioni, conflitti interni) 
durante la loro sosta nel deserto del Sinai intorno al 1200 a.C. 
Nel
 capitolo 21 (quello, appunto, ricordato in numeri romani "XXI" nello 
stemma nella foto) si legge: "Durante la lunga marcia in pieno deserto, i
 nomadi cominciarono a lamentarsi per il viaggio e per le fatiche. 
Niente
 acqua né pane: scarsità di cibo al punto che anche la manna, dono del 
cielo, li disgustava. L'Onnipotente allora reagì per castigare quegli 
incorreggibili contestatori. Mandò dei serpenti infuocati il cui morso 
decimò i ribelli. Come sempre si dovette ricorrere all'indulgente bontà 
di Mosè. 
Il grande intercessore chiese grazia e ricevette l'ordine che pose fine all'ecatombe. 
Il Signore gli disse: Fatti
 un serpente di bronzo e mettilo sopra un'asta qui percussus aspexerit 
eum, vivet (chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà, resterà in 
vita). 
Il flagello fu scongiurato, non per magia, ma per grazia 
divina che, con un semplice sguardo di fede sul rettile di metallo, 
rendeva immuni dal veleno mortale del terribile serpente". 
Quest'immagine, ricca di simbolismo, è dovuta al fatto che i popoli 
dell'antichità pensavano che il serpente strisciando per terra, 
raccogliesse ed inglobasse tutte le impurità, per poi restituirle con il
 suo veleno. Dal momento, poi, che cambia pelle ogni anno in primavera e
 che è solito puntare uno sguardo fisso e avvincente sulla vittima, era 
considerato anche segno di immortalità. 
L'unico modo di impedire 
l'opera letale del serpente consisteva nell'innalzarlo, per allontanarlo
 dal contatto con il male presente sul suolo. Paradossalmente, proprio 
guardando un serpente di bronzo, gli israeliti, che rischiavano di 
morire a causa dei serpenti, venivano salvati. 
Da simbolo di morte, il serpente diventava simbolo di salvezza e di vita.
 In egual misura la croce, esibita per incutere paura perché strumento 
di morte lenta e dolorosa diventa, con l'atto d'amore di Cristo che 
sulla croce muore, rappresentazione di salvezza di vita. Il simbolismo 
cristiano, quindi, appare chiaramente: il serpente di Mosè è 
prefigurazione del Cristo Crocifisso e mentre gli Ebrei non riebbero che
 la salute fisica, il sacrificio di Cristo ridà salute dell'anima 
proiettandola verso la vita eterna. Per essere salvati occorre, dunque, 
guardare a Cristo sulla croce perché qui percussus aspexerit eum, vivet 
(chiunque la guarderà, resterà in vita). Messaggio più preciso di quello
 racchiuso in questo stemma, sarebbe stato difficile trovare per questa 
chiesa dedicata al Crocifisso. 
Ma in 250anni quante generazioni di 
Piazzesi, più o meno istruite, hanno avuto la fortuna di ricevere 
quest'informazione, varcando il portale dell'Insigne Collegiata o 
soltanto ammirandone la facciata il Venerdì Santo quànn nèsc u S'gnù?
Per
 approfondire e raccogliere altre interessanti notizie sulla chiesa del 
SS. Crocifisso è consigliata la lettura del libro di Mario Zuccarello, 
Chiesa Collegiata SS. Crocifisso Piazza Armerina, Ed. Terre Sommerse, 
Roma 2011, da me consultato per trarre la maggior parte delle notizie 
riportate sui 4 post.

 
						 
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